martedì 19 aprile 2011

FUORI DAL LETARGO ALIEUTICO

Diciamoci la verità, chi ce lo fa fare di uscire a pescare in certe condizioni, con le guance che ci bruciano per il gran freddo e le dita che assomigliano sempre più a dei salsicciotti congelati? Per cosa poi? Quando ci va bene, riusciamo a portare a guadino uno, massimo due, pesci. Si, ma quali pesci poi?  Purtroppo (ma giustamente) fino al 1° sabato di marzo la pesca alla trota è vietata, quella al temolo fino al 15 aprile mentre quella al luccio è proibita fino al 31 di marzo. Le carpe in lago sono ferme, qualche chanche di catturarle la si ha solo in fiume, ma resta comunque un'impresa molto ardua. E non è certo il periodo giusto per pescare pesci quali il black bass o il siluro. Per non parlare della minutaglia, che nei mesi invernali sembra scomparire. Cosa ci resta allora? Ci restano cavedano, barbo e aspio. I più penalizzati dal periodo invernale sono però coloro che hanno la possibilità durante l'anno di pescare esclusivamente nei piccoli torrenti montani. Costoro sono loro malgrado costretti ad appendere le canne al chiodo dall'ultimo lunedì di settembre fino a marzo. E' un periodo davvero molto lungo per un malato di pesca. La fine di questo letargo forzato si conclude con l'arrivo della primavera. Si tornano a pescare trote e lucci, nei fiumi sembra ritornare la vita. Chi ricomincia a uscire con la barca, chi all'alba ritorna a caricare l'auto per dirigersi al proprio torrente preferito, chi riprende a pasturare la propria postazione in fiume,... Come delle piccole formichine operose ci lasciamo coinvolgere dal risveglio della natura. E finalmente le catture ricominciano ad arrivare.